Parliamo di legami, relazioni, intimità

di Elisa Heusch

Fotografia- In questo periodo così particolare delle nostre vite, per certi versi oscuro e pieno di incertezze, un aspetto che in qualche modo ha avuto modo di godere di risvolti positivi è quello che riguarda i legami, le autentiche relazioni interpersonali.

Persone tra loro lontane fisicamente, ma ancora più connesse di prima.

Credo che ognuno di noi abbia potuto avere delle conferme, grazie a questo stop obbligato e alle convivenze forzate prolungate.

Conferme sui piccoli gesti da non dimenticare, su chi conta davvero nella nostra vita, e conferme su chi invece sarà meglio allontanare.

Per quello che riguarda la fotografia, ovvero l’ambito che più da vicino mi riguarda, nonostante il divieto di uscita e di spostamenti non strettamente necessari (che ha lasciato libero il campo d’azione vera e propria soltanto a quei fotografi che dovessero svolgere lavori commissionati o che avessero comprovate esigenze di documentare i fatti) la voglia di arricchirsi, di confrontarsi e di crescere non si è mai arrestata, anche grazie alle molte dirette e ai numerosissimi eventi online, organizzati dalle più disparate associazioni e organizzazioni, più o meno importanti e conosciute a livello nazionale ed internazionale.

Al di là di questo aspetto, facendo una ricerca su internet, ho scoperto dei collegamenti interessanti che si rifanno proprio al suddetto ambito dei LEGAMI e perciò ho deciso di fare un passo indietro, a periodi precedenti lo scoppio della pandemia mondiale.

Ad esempio mi ha colpita il fatto, che lì per lì non ricordavo, che il festival “Fotografia Europea” di Reggio Emilia, ormai famoso a livello internazionale, lo scorso anno avesse avuto come tema portante proprio quello dei legami. [Si intitolava per l’appunto “Legami. Intimità, relazioni, nuovi mondi”], tema che ha unito con un ideale fil rouge tutte le esposizioni in programma.

Il festival, promosso e organizzato dalla Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio Emilia e alla Regione Emilia-Romagna, con il sostegno del Ministero per i beni e le attività culturali, esplora – da ormai XIV edizioni – tutti gli ambiti della Fotografia, disciplina che sempre più si fa interprete della complessità della società contemporanea.

Tra le centinaia di opere esposte – affermava nel 2019 il direttore del Festival, Walter Guadagnini – anche quest’anno a “Fotografia Europea”, ce n’è una che sintetizza tutti i temi di questa edizione: è un video realizzato in Giappone da una giovane artista francese, e vede il dialogo muto tra il corpo di un ballerino e un robot, che si muovono insieme, confrontando le loro diversità. Ecco, “Fotografia Europea” mette in scena i rapporti tra le persone, tra le culture, tra i saperi, dal punto di vista individuale e da quello collettivo, da quello privato a quello pubblico. Attraverso antologiche di grandi maestri del passato come Horst P. Horst, del presente come Larry Fink, attraverso mostre di maestri italiani come Vincenzo Castella e Francesco Jodice e di tantissimi rappresentanti delle generazioni più giovani, vogliamo scoprire i legami profondi tra le persone, ma anche tra la fotografia e il mondo”.

Attraverso le 24 mostre e gli 85 eventi che si sono svolti durante i quasi due mesi di festival, sono state indagate diverse realtà, sia pubbliche che private, al cui centro sempre si poneva una riflessione sulle relazioni.

Relazioni che nel corso degli ultimi anni (ma ormai decenni) hanno subito in parte evoluzioni e stravolgimenti, dovuti anche all’avvento delle nuove tecnologie; cosicché se da una parte siamo tutti più connessi e possiamo interagire a distanza con maggior facilità, dall’altro canto c’è il rovescio della medaglia, a discapito spesso dei dialoghi faccia a faccia tra persone – perfino nello stesso nucleo familiare o nel rapporto di coppia – e dei rapporti umani fatti di fisica condivisione, con il rischio che si finisca per sentirci disorientati e tutti ancora più soli di prima.

Un altro lavoro fotografico di alcuni anni fa (correva l’anno 2016) che ho trovato online indagando questo tema e che mi ha colpita è “Silent Dialogs”, un progetto della fotografa Viktoria Sorochinski, che ha ritratto alcune persone e i loro familiari in momenti di riflessione.

“Silent Dialogs” Viktoria Sorochinski



Durante questi momenti di introspezione e dialogo interiore, secondo la fotografa si rivela anche una parte del rapporto tra le persone fotografate. I soggetti protagonisti degli scatti sono genitori e figli, fratelli e sorelle, mariti e mogli.

Sono immagini che per certi aspetti mi hanno subito riportata con la mente ad alcune scene di vita vissuta in casa, che abbiamo visto circolare durante questi due mesi di quarantena obbligata.

Ma in questo caso traspare una tragicità talvolta mescolata ad un’autoironia, come se quasi tutte le immagini fossero permeate da una contraddizione di fondo, che sta a rappresentare la stessa contraddizione insita nei rapporti familiari.

Tutti i soggetti delle fotografie sono persone che hanno tra loro una relazione nella vita reale, ma le scene sono in parte posate e “costruite” per far emergere l’essenza del loro legame. Secondo Sorochinski il suo lavoro di artista sta nel creare condizioni che permettano ai “momenti di rivelazione” di verificarsi davanti alla macchina fotografica: per questo motivo tutte le fotografie sono scattate in un ambiente intimo e familiare per i soggetti stessi.

Con questo approccio l’artista russa è sicuramente riuscita nel suo dichiarato scopo di «indagare visivamente i punti di forza e di debolezza, i conflitti, le paure, le patologie e le questioni irrisolte delle relazioni con l’altro».

Tutte le immagini inserite in questo articolo si riferiscono appunto al progetto “Silent Dialogs”.

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3 commenti

  1. Sono delle foto bellissime, grazie per avermi permesso di conoscere un interessante fotografa!

    1. L’ho scoperta anch’io adesso, era “calzante” con il tema e mi fa molto piacere averla potuta condividere con voi!!!

      1. Grazie! è un arte sconosciuta a chi non è propriamente appassionato …però ora è chiaro del perché appassiona! Meravigliose

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