Dieci film per i propri legami.

di Paolo Cavaleri

Cari lettori, continueremo il nostro viaggio inaugurato con il tema della Ripartenza qua https://www.poloartisticovinile.it/2020/04/15/dieci-esperienze-cinematografiche-da-cui-puoi-ripartire/

Estraendo da questa lista

Sbucato dal passato 1999 – Hugh Wilson
Cast Away 2000 – Robert Zemeckis
Cast Away on the moon 2009 – Lee Hae-Jun
The Terminal 2004 – Steven Spielberg
Forrest Gump 1994 – Robert Zemeckis
Mowgli 1994 – Stephen Sommers
Vita di Pi 2012 – Ang Lee
WALL:E 2008 – Andrew Stanton
Jerry Maguire 1996 – Cameron Crowe
Jumanji 1995 – Joe Johnston

altri tre filmati costruiremo il nostro percorso.


Solitamente è difficile ripartire totalmente da zero, per chi non se ne fosse accorto anche ai personaggi dei film già argomentati riguarda il tema seguente. Suggerisco a noi quindi di risanare quello che già c’è e che fortunatamente ci sarà sempre.
In realtà ciò che ci spinge è quel concetto di interdipendenza degli uni agli altri, un collegamento. Ecco è qui che risiede la nostra motivazione nel vivere, a molte persone non piace ammetterlo perché sembra essere simbolo di debolezza, ma è da questi che scopriamo di tirare fuori la nuova forza trainante della nostra vita, anche quando crediamo che non ce ne siano.
Di cosa sto parlando?
Dei Legami: i legami sono il fuoco del cuore e le radici che persistono per quanto la terra possa tremare.

Sbucato dal passato

Adam dice che semplicemente le cose vanno così, prima i genitori si prendono cura dei figli, e poi i figli si prendono cura dei genitori … dice che storicamente è così che dev’essere ”.



Nel nord America del 1962 si respira un clima politico di tensione, figlio della guerra fredda fra gli americani e i comunisti russi. Un genio della fisica e professore universitario di Pasadine, Calvin Webber, crede fortemente che il suo paese possa subire un attacco nucleare. Per questo ha costruito nel tempo un grande bunker antiatomico dove rifugiarsi con la moglie. E così, in una sera fra amici e durante un messaggio del presidente degli USA, da lui reinterpretato, congederà gentilmente i suoi ospiti e andrà al riparo. Scambiando il reale schianto di un aereo sulla loro abitazione con l’esplosione che credevano potesse succedere, vivranno sotto terra per più di trent’anni. In una quarantena premeditata per la paura delle radiazioni nascerà Adam, loro unico figlio. Egli, educato alle virtù morali dei suoi genitori imparerà il francese, il latino e prenderà ogni giorno della sua vita lezioni di danza con la mamma e di boxe con il papà.
Una famiglia preparata dal punto di vista culturale, economico e di sicurezza ma ignara che le radiazioni nel mondo reale non ci sono e che la vita intanto per trent’anni è andata avanti
Venuto il tempo di rientrare in una società ai loro occhi distrutta e senza virtù, i genitori incaricano Adam di prendere altre provviste per un paio d’anni. Con diversi soldi in tasca, dei titoli bancari e una collezione di figurine rara da vendere nel caso rimanesse senza danaro, Adam si avventura in superficie.
Il suo modo educato e ingenuo susciterà in molti personaggi voglia di imbrogliarlo ma fortunatamente incontrerà Eva, ragazza sveglia, accorta ma onesta. Perso il lavoro per averlo tirato fuori da un affare che lo avrebbe privato della sua intera collezioni di figurine che valgono migliaia di dollari, le chiede di aiutarlo con le commissioni da sbrigare, fra cui trovare possibilmente una moglie da amare.
Nel tempo passato insieme ad Adam, Eva se ne innamora, e con l’amico Troy capiranno che il ragazzo diceva la verità quando affermava di essere nato in un bunker. Conosciuta l’intera famiglia Webber e guardando dentro il suo cuore Eva comprende che quel che le era mancato fino a quel momento era un legame profondo.
Un legame con una persona sincera in una realtà solamente apparente e superficiale. Al ragazzo, invece, occorreva una persona schietta che potesse fargli vedere come gli imprevisti si affrontano e che le cose e le persone non sono sempre come sembrano, almeno a prima vista.



WALL-E

Laggiù c’è casa nostra, casa Auto, ed è in difficoltà, non posso stare qui a non far niente come ho sempre fatto, come chiunque su questa maledetta nave ha sempre fatto

Anno 2810 circa, sul pianeta Terra, disabitato per l’inquinamento e l’usura delle risorse naturali, sembra vivere un curioso robottino, uno Walle. Programmato per riordinare e accumulare i rifiuti con la sua piccola batteria a energia solare, passa le sue giornate lavorando e ascoltando musica registrata in compagnia del suo unico amico insetto.
L’umanità sembra essersi temporaneamente isolata su delle grandi navicelle nello spazio.
Walle, ultimo aggiornamento d’ ingegneria robotica sembra voler percepire che cosa siano gli esseri umani, e non avendone mai visto uno, li osserva su delle vecchie videocassette dalle quali registra le colonne sonore.

Colleziona vecchi oggetti di uso comune umano e desidera profondamente un qualche tipo di interazione. E avanti così, uscire dal container la mattina, comprimere tutto ciò che è utile al protocollo e mettere da parte quello che non lo è. Tuttavia si sa, è nella ricerca che l’inaspettato arriva.
Il ritrovamento di una nuova forma di vita, una piccola pianta e un nuovo robot mandato sulla Terra per la scoperta di fauna, irromperanno nella vita di Walle.
Si tratta di Eve, nuova generazione di robot, alla quale Walle si lega fin da subito per il suo modo di essere, un modo molto più simile agli umani, un modo naturale e ai suoi occhi emotivamente instabile, non proprio razionale. Subito legheranno, ma proprio quando Eve trova l’unica fonte di vita nel container di Walle, la piccola pianta, viene ripresa dall’astronave madre e il piccolo robottino si troverà catapultato in un’altra realtà. Qui l’umanità sembra essersi temporaneamente isolata nello spazio come programmato settecento anni prima. Umani che hanno fatto dell’ozio e il consumo alimentare la loro religione mentre l’efficienza è lasciata alla freddezza del calcolo razionale. Perennemente accomodati su delle poltrone mobili, intrattenuti incessantemente dagli schermi, nel corso del tempo hanno perso il legame con loro stessi e la natura.
Il capitano della nave, come responsabile dell’intera operazione, si preoccupa solamente della temperatura della sua jacuzzi e dei comunicati per tutti gli individui nello spazio.
Ben settecento anni fuori dal pianeta, settecento anni interrotti da Walle e Eve che al capitano portano un campione di fotosintesi, ergo è ora di tornare a casa per una nuova vita sostenibile. L’aumento della tossicità della aria nel 2110 ha annullato l’operazione ‘ ricolonizzazione ’ ma una singola piantina è speranza di una nuova prospettiva.
Intanto il capitano con la curiosità di un bambino si interessa alla possibilità di tornare a casa .

– “ terra la superficie del mondo distinta da cielo e mare … mare una distesa di acqua salata che copre la maggior parte del pianeta terra e circonda i suoi continenti ” – .

Così Walle, Eve, e tutta l’umanità, con una serie di divertenti peripezie, contro tutte le macchine del servizio ipertecnologico giungeranno nuovamente a casa, pronti per un nuovo inizio consapevoli del reale legame che hanno perso fra di loro e la Terra .




The Terminal

Io ho fatto lui promessa, fatto lui promessa. Io promette che vado a New York, trovo Benny Golson e faccio scrivere nome per barattolo


Viktor Navorski un normale cittadino europeo arriva al JFK, aeroporto internazionale di New York City. Originario della Krakozhia scoprirà in brevissimo tempo che mentre era in volo per gli USA il suo paese ha subito un colpo di stato. Frank Dixon, direttore del Controllo dogana e immigrazione, attuando il protocollo della legge americana afferma che i suoi documenti non sono più validi– “ lei non ha i requisiti per asilo politico, stato di rifugiato, protezione temporanea o umanitaria o per il visto di non immigrazione, di lavoro, di viaggio o diplomatico, lei non rientra in nessuna categoria, in questo momento è semplicemente … inaccettabile – .

Già, inaccettabile, non può entrare in America e neanche tornare a casa e mentre Dixon, da buon burocrate, dice che può solo aspettare, Viktor, che non parla inglese, non si farà certo abbattere dall’ indifferenza delle persone.
Unico abitante errante di uno degli aeroporti più grandi del mondo per ben nove mesi, con il legame della sua terra in stato di guerra e un sogno segreto dell’anima, conoscerà personaggi curiosi.
Viktor è singolare per il suo modo di camminare, l’accento e una curioso barattolo di noccioline che porta sempre con sé. Stringerà comunque legami ferrei.
Enrique il ragazzo che porta cibo in aeroporto che è innamorato della signorina Torres. Si farà aiutare da Viktor per conoscerla meglio. Joe la guardia della sicurezza e Gupta, un uomo indiano che da ventitré anni non vede la sua famiglia per aver quasi ucciso un poliziotto che gli estorceva del denaro. Sarà con Amelia, una giovane e bellissima hostess che stringerà un legame molto profondo, lei crederà che anche Viktor sia un assiduo viaggiatore. Solo a lei rivela cosa si nasconde nel curioso contenitore. Sono tanti pezzettini di carta autografati dai più grandi jazzisti di tutti i tempi. Il padre di Viktor amava il jazz, ne manca soltanto uno, Benny Golson, una firma … una promessa:
sei stato qui tutto questo tempo per realizzare il sogno di tuo padre ”- Viktor sarà ammirato da tutti i dipendenti del Terminal quando aiuterà un cittadino russo, bloccato dalle imposizioni di Dixon, traducendo le parole del malcapitato in modo tale che siano consone al protocollo. Dixon privato della sua autorevolezza minaccia Viktor ma dopo l’ennesimo ricatto del sistema e il supporto di tutto lo staff varcherà la soglia di New York City, troverà il suo musicista e tornerà a casa.



Guarda, osserva, comprendi

Sbucato dal passato del 1999 per la regia di Hugh Wilson vede un cast semplice ma efficace:
Brendan Fraser, Alicia Silverstone, Christopher Walken e Sissy Spacek. Adam come protagonista è il figlio perfetto e apparentemente ideale. Disinteressato e alla ricerca di una moglie da amare e onorare, si fa forte del legame che lo ha formato: il rapporto con i genitori. Egli onora sempre e comunque i desideri della sua famiglia e perfino quando arriva al momento di dire la verità a suo padre, grande genio e uomo di scienza che si è sbagliato riguardo alle radiazioni, non ha intenzione di dargli delle colpe, sa benissimo che le intenzione di Calvin erano nobili:
proteggere la sua famiglia, per questo non deve incolparlo … perché sta ai figli, a un certo punto nella vita, pensare ai propri cari.

WALL-E del 2008 è uno dei grandi capolavori d’animazione della Pixar Animation Studios. Coprodotto insieme alla Walt Disney Pictures con la regia di Andrew Stanton, WALL:E si aggiudica il premio Oscar come miglior film d’animazione. E ancora: un Golden Globe e un BAFTA (British Academy Film Awards) sempre per l’animazione, un David di Donatello come Miglior Film Straniero, un Motion Picture Sounds Editors per miglior montaggio sonoro e credetemi, questi sono solo alcuni dei premi.
Gli esseri umani in settecento anni perdono contatto con la realtà e la domotica è l’architettura della loro vita. Allontanati come non mai dalla natura e dal non essere naturali ma virtuali sono immobili nella loro decadenza. Il legame con il pianeta, con gli alberi, il mare e il cielo, gli umani lo dovranno recuperare.
Walle stesso, in una lavoro costante e ininterrotto, sviluppa una personalità umana e sensibile alle piccole cose. Tutto quello che vuole è condividere il proprio tempo con qualcuno nei momenti rimasti.

The Terminal per la regia del maestro Steven Spielberg.
Girato nel 2004 viene presentato alla sessantunesima mostra d’Arte cinematografica di Venezia fuori concorso. È ispirato alla vera storia di Mehran Karimi Nasseri, un rifugiato iraniano che ha vissuto per ben diciotto anni, tra il 1988 e il 2006, presso l’aeroporto di Parigi Charles De Gaulle.
Un cast non indifferente: Tom Hanks, Chaterine Zeta Jones, Stanley Tucci, Diego Luna e Zoe Saldana.
Vediamo interpretazioni singole che si uniscono nel gioco fra i personaggi.
Viktor si reca in America per una promessa fatta al padre morente. Vede davanti a sé grandi ostacoli ma comprende che per arrivare dove vuole deve stringere altri legami, impara l’inglese per le interazioni con gli altri, concede il suo tempo per l’amore di Enrique nei confronti di Miss Torres e nel momento di difficoltà del suo conterraneo europeo, perché non vuole che anch’egli subisca una sospensione dei suoi diritti umani contro il burocrate Dixon, crea ad arte una comunicazione funzionale al protocollo americano.
Viktor rappresenta quella parte di noi, genuina e innocente, del perché non dovremmo mai arrenderci, mai a niente, e che con la collaborazione fra gli individui si può arrivare ai piccoli obiettivi quotidiani.


Buona Visione
Uniti, interdipendenti ma liberi di essere e di scegliere, così dovremmo vivere le nostre vite. La cooperazione può rivelarsi essenziale in diversi casi, ed è possibile che per arrivare a un grande obiettivo dobbiamo guardare ai piccoli.
I nostri legami naturali, famiglia, natura, umane promesse ci permettono di essere onorevoli e giusti.

Questi non sono solo film, bensì messaggi per tutti.


Dunque lettori qual è il vostro legame ?


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