La “scusa” e “l’amore” sono due parole con lo stesso senso

Scusarsi non significa sempre che tu hai sbagliato e l’altro ha ragione. Significa semplicemente che tieni più a quella relazione del tuo orgoglio”

(cit: Fabio Volo)

di Apostolos Apostolou

(Scrittore e Professore di Filosofia)

Atene- Le parole illuminano la nostra storia – dice la filosofia della lingua, – perché la storia delle nostre parole è la nostra storia. Il filosofo francese Jacques Derrida (1930-2004) analizza la parola pardon, chiedo scusa, scusare – perdonare La parola pardon ha tema la parola Don , cioè il dono. Il dono come il perdono come la xenia parola greca che significa ospitalità, come la testimonianza, sono parole figure, sono figure come dirà Jacques Derrida dell’impossibile.

L’impossibile non esprime un’utopia, secondo Jacques Derrida. «L’impossibile di cui parlo non è utopico perché dà, al contrario il suo movimento stesso il desiderio, all’azione e alla decisione è la figura stessa del reale».

Jacques Derrida fu influenzato dalla filosofia di Marcel Mauss (1872-1950) quando lui sosteneva che «il dono per quando spontaneo non è libero perché costituisce un’aspettativa della sua restituzione, perché fa parte di un sistema di obblighi e diritti proprio della società in cui si appartiene».

Jacques Derrida vuole cambiare questo pensiero. Il dono non è scambio, non è pagamento, non è ricompensa, non sono rapporti d’affari (nel saggio del 1991 intitolato Donare il tempo – La moneta falsa). Non è qualcosa che deve essere pagato, non è qualcosa che può essere comprato e non esiste nel cerchio economico dello scambio.

Il dono dirà Jacque Derida richiede una libertà (forse la libertà dell’offerta) e una volontà di donare una responsabilità come offerta una condizione della libertà e un’intenzione e insieme un sapere. Cosi un dono fosse un oggetto dato con gratuità senza chiedere una forma di restituzione.

Anche la scusa si presenta come ciò che non ha luogo e attraverso cui si genera la follia dell’impossibile. La scusa è un dovere al di là del dovere. (Derrida, Donner le temps, 1991 Éditions Galilée, Paris). La scusa, il perdono, è come l’amore, «perdona qualunque cosa indistintamente, così come perdona a chiunque; perdona tutto a tutti e non si attarda a far distinzioni fra le colpe gravi e le colpe leggere»

Anche secondo Derrida la scusa perdona l’inespiabile, crimini cui non vi può essere una punizione proporzionata all’atto commesso, che nessuna circostanza può attenuare. Perché la scusa è un dovere al di là del dovere. (Derrida, Donner le temps, 1991 Éditions Galilée, Paris). In greco antico e moderno la parola scusa (συγγνώμη) ha un altro senso. Proviene dal verbo «συγγιγνώσκω» che significa:1 pensare allo stesso modo di uno, avere lo stesso parere o sentimento, consentire, convenire, essere d’accordo, in qualcosa anche medio. 2 confessare, riconoscere, concedere, accordare 3 (medio) essere conscio a sé stesso, avere coscienza di, confessare, riconoscere 4 condonare, compatire, perdonare e il sostantivo (συγγνώμη) significa:1 compatimento, indulgenza, perdono 2 condiscendenza. La parola è sintetica συγ+γνώμη cioè συγ (insieme) e (γνώμη) opinione, possiamo dunque dire che la scusa in greco antico e moderno produce il contrato tra uomini.

Amore e scusa hanno un senso comune. E’ questa prontezza creativa quando non solo la necessità ma anche la gioia danno forma in una preparazione che dice solo l’amore in quanto scusa ha senso. Perché siamo l’inevitabile speranza del quello che dice: Non ancora e tuttavia si. Perché siamo l’assenza che si era trasformata in un sogno dentro il sogno. Perché siamo l’impenetrabile nudità della verità in cui amore e scusa sono gli affascinanti amari giochi della vita.

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