Messaggeri dell’Altrove – ʻOumuamua, Borisov e 3I/ATLAS, i viaggiatori interstellari che sfidano la scienza

di Tiziana Etna

STARGATE 2.1 – Da quando l’uomo ha imparato a osservare il cielo, si è abituato a considerare il cosmo come un meccanismo prevedibile, fatto di orbite e ritorni. Ma negli ultimi anni, tre visitatori inattesi hanno turbato questa certezza. Tre corpi interstellari, provenienti da spazi sconosciuti, hanno attraversato il nostro Sistema Solare per poi scomparire nel buio da cui erano venuti. Sono ʻOumuamua (2017), Borisov (2019) e, oggi, 3I/ATLAS (2025): tre nomi che suonano come codici, tre viaggiatori che sembrano parlare un linguaggio che la scienza tenta di tradurre, ma che forse appartiene anche alla coscienza.
ʻOumuamua – L’oggetto che non obbediva alle leggi
e il primo a scuotere la comunità scientifica, fu ʻOumuamua, scoperto nel 2017. Un corpo allungato, lucente, privo di coda, ma dotato di una misteriosa accelerazione non gravitazionale.
Non perdeva gas, non emetteva polveri, eppure cambiava velocità come se fosse spinto da qualcosa. Alcuni lo definirono un “frammento di un pianeta distrutto”, altri parlarono di una vela solare artificiale. Il fisico coraggioso propose che ʻOumuamua potesse essere una sonda extraterrestre, inviata da un’altra civiltà per esplorare i sistemi abitabili.
La sua forma piatta, riflettente e la traiettoria controllata lasciavano intendere una tecnologia avanzata, o almeno un’origine non naturale. ʻOumuamua — che in lingua hawaiana significa “messaggero da lontano arrivato per primo” — portava nel nome la sua stessa missione: annunciare che non siamo soli.

Borisov – La cometa che veniva da un altro sistema. Due anni dopo, nel 2019, arrivò 2I/Borisov, scoperta da un astronomo amatoriale ucraino.
A differenza di ʻOumuamua, Borisov appariva più familiare: una cometa con coda, gas e ghiaccio. Eppure, la sua composizione chimica tradiva un’origine lontanissima. I livelli di monossido di carbonio erano straordinariamente alti, segno che si era formata in un ambiente molto più freddo del nostro sistema solare.
Borisov fu il primo oggetto interstellare ad essere riconosciuto come cometa “pura”, ma la sua stabilità e il suo comportamento impeccabile lungo la traiettoria fecero pensare a una rotta pianificata. Alcuni ricercatori ipotizzarono che potesse trattarsi di una sonda biologica, o di un “involucro” organico capace di autoriprodursi attraverso lo spazio — un concetto che rimanda alla teoria della panspermia, secondo la quale la vita viaggia tra le stelle sotto forma di microrganismi o composti complessi.
Ed ora 3I/ATLAS – Scoperta dai telescopi cileni del progetto ATLAS nel 2025, appare come una nuova cometa interstellare che sembra riunire in sé i misteri dei suoi predecessori.
Come Borisov, mostra attività cometaria; come ʻOumuamua, sfugge a molte logiche fisiche.
È composta in larga parte da CO₂ e pochissima acqua, un equilibrio anomalo che la rende diversa da qualsiasi altra cometa conosciuta. La sua coda non segue la direzione prevista, come se si muovesse per volontà propria.

Alcuni astrofisici sostengono che si tratti di un corpo naturale proveniente da una zona remota della galassia; altri, più visionari, vedono in questa combinazione di parametri un segnale di intenzionalità, come se 3I/ATLAS fosse una nave-coscienza, o un frammento di intelligenza antica che attraversa i mondi per osservare la vita emergere.
Tre viaggiatori, un solo messaggio:
ʻOumuamua, Borisov e 3I/ATLAS sembrano capitoli di un unico racconto cosmico.
Tre presenze che, a distanza di pochi anni, attraversano il nostro spazio come segni sincronici, forse per ricordarci che la vita non è confinata al nostro mondo.
La loro comparsa ravvicinata nel tempo — dopo miliardi di anni di silenzio interstellare — ha un sapore simbolico.
Ogni passaggio scuote la nostra percezione, ricorda alla Terra che non è isolata, ma parte di un organismo più vasto e intelligente: la Galassia viva.
Nelle tradizioni antiche, le comete erano presagi, archivi celesti, dei in movimento. Oggi la scienza le misura, ma non ne coglie il linguaggio simbolico.
Forse, questi corpi interstellari sono strumenti di connessione: veicoli del cosmo che ci invitano a superare la paura dell’ignoto e a riconoscere l’intelligenza che permea tutto ciò che esiste.

Cometa o astronave madre, sonda o spirito stellare: poco cambia se impariamo ad ascoltare il messaggio che portano. Tre viaggiatori potrebbero bastare per cambiare la nostra idea di spazio. Il prossimo, forse, cambierà la nostra idea di umanità.

Per approfondire vi rimando all’articolo di Massimo Landi per la rubrica Contact X-file

Condividere è conoscere!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *