FRACTAL: la personale di Fabio Santoro

esplora gli angoli più reconditi dell’ambiente che ci circonda

di Francesco Balestri

Il 5 giugno presso il lounge bar Amedeo di Livorno ha aperto i battenti la prima mostra personale dell’artista visuale Fabio Santoro curata da Cristina Olivieri. Il noto locale del centro storico di Livorno, proprio di fronte al teatro Goldoni, accoglie in questi giorni “Fractal” un viaggio all’interno dell’arte moderna guidato dall’artista con l’obiettivo di far conoscere i suoi lavori e la sua creatività al panorama labronico.

La figura geometrica frattale è una struttura articolata che nasconde al suo interno la stessa similarità dell’esterno, una sorta di disegno astratto ma concreto e riproducibile all’infinito su scale differenti che ribadisce ogni volta e in maniera più specifica il mondo a cui appartiene.
Il progetto Fractal nasce dal bisogno di raccontare un linguaggio silenzioso parlato sotto la superficie della nostra realtà esplorando forme e colori di pattern che ci avvolgono ma di cui spesso non siamo consapevoli. Fotogrammi di un evoluzione primordiale, connessioni e metamorfosi in un unico luogo. Traendo ispirazione da personaggi del calibro di Rupert Sheldrake e della sua teoria dei campi morfici, e dagli studi Alan Turing sulla morfogenesi, che hanno svelato i meccanismi matematici alla base dei pattern ricorrenti, Fabio Santoro da vita alle tele qui presentate.

Ad accompagnare il visitatore attraverso l’esposizione è l’ambiente marino, protagonista indiscusso delle opere. Un ambiente marino però a noi quasi sconosciuto, luoghi che spesso abbiamo avuto sotto gli occhi ma che non ci siamo mai fermati ad analizzare fino in fondo. Sono spiagge dal sapore malinconico, baie nascoste dai contorni incerti, dune dall’andamento sinuoso, caverne forse rifugio di animali ancestrali vissuti in un mondo che non ci appartiene più ma che hanno contribuito a modificarlo regalando ai nostri occhi strutture e forme che si estendono a perdita d’occhio.

Di colpo le normali caratteristiche del mare e della sabbia assumono sfumature differenti come non le abbiamo mai viste.
I colori vengono ribaltati, la trasparenza dell’acqua viene infuocata da pennellate di un rosso ruggine (Apparentemente fermo, 60×38), la spettacolarità del corallo si trasforma in una foresta dalle lunghe braccia scheletriche pittate di un turchese degradante (Ramificazioni, 33×44), le onde del mare solitamente di un romantico blu cobalto si tingono di profondità e modificano la nostra percezione al punto che non sappiamo più se ciò che stiamo guardando è ancora acqua oppure le viscere della terra pronta a inghiottirci (Mare solido, marmo liquido, 84×42). La totale assenza dell’uomo all’interno delle opere ci ricorda che il mondo non ci appartiene. Il visitatore viene scaraventato indietro nel tempo quasi fosse il primo uomo sulla terra, testimone di luoghi mitologici, dove gli animali luminescenti che lo abitano potrebbero esserci ostili (Blue ringed octopus, 50×50). Gli ospiti stavolta siamo noi. E il mare è pieno di insidie.


Oltre ai suggestivi ambienti delle profondità dell’oceano troviamo anche paesaggi ed elementi che si mostrano per come sono in realtà abbandonando, solo con l’idea, la suggestione notturna e il fascino dell’ignoto.

Il tema è quello della natura, che nella sua apparente spontaneità, presenta una capacità di organizzazione degna del più famoso architetto perché, come lo stesso Santoro afferma “Ciò che ci circonda è intriso di strutture frattali, una sorta di matrice primordiale che crea complessità per trasmettere qualcosa di semplice. Cioè la verità”. Un ritorno alle origini. A quando tutto è iniziato.

Le opere sono dipinti digitali stampate su resina o pellicola trasparente montata su tavola, una lavorazione quindi che richiama alle più antiche tecniche di incisione come il bulino, l’acquaforte o la più recente serigrafia. A creare il giusto mood e un’atmosfera che perfettamente si sposa alle opere è infatti la location del lounge bar dalle pareti a mosaico smaltate di smeraldo, tavolini in marmo livellato e luci al neon un mix che contribuisce a trasmettere mistero e prorompente energia in un ambiente ultramoderno ma che strizza l’occhio all’arredo dei fasti dell’America degli anni ‘30.
Un tutto in colori che non appartengono alla realtà e che proprio per questo catturano l’attenzione di chiunque, sia l’appassionato d’arte che si porta dietro uno storico bagaglio, sia tutti coloro che amano lasciarsi trasportare dalle emozioni, gli scenari suggestivi e onirici e dal sempre presente profumo di salmastro che sembra pervadere ogni cosa.

La mostra è fruibile al pubblico fino al 28 giugno prossimo.


www.fabiosantoro.it
IG: @fabiosantoroart

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