IL BENESSERE: LEGITTIMO SPAZIO/TEMPO PER RICARICARSI COME SAPPIAMO

L’EDITORIALE – Carissimi redattori e amati lettori

si dice che non vi sia più nobile sentimento dell’amore, inteso come affetto per un’altra persona. Sicuramente il tenere l’uno all’altra ci migliora, e dopo aver toccato il tema dei sentimenti e delle emozioni devo tornare a circolare in un’orbita personale. Ora, premetto che il personalismo quando accentuato possa far sviluppare una visione egoistica dell’esistenza e dovremmo cercare di vivere senza intaccare la dignità altrui. A questo giro sottolineeremo anche le possibilità di poter rimarcare le proprie posizioni.

È il benessere per il nostro io, in riferimento a quel piccolo orto personale immaginario delle proprie idee, che ci permette di agire per le nostre credenze sapendo di essere nel giusto. Il problema si presenta quando per una convenienza collettiva, un pensiero o un’azione personale risultano diverse: se in una società come la nostra diventa ovvio tacere o assecondare alcuni atteggiamenti che tutti hanno assorbito ma che di fondo creano diseguaglianze, ingiustizie e vittorie di Pirro, allora la norma sarà sempre quella di dar ragione a chi urla di più, di credere forte chi ha di più non vedendo oltre ciò che appare.

Il giudizio è destabilizzante per arrivare alla visione più giusta di alcune questioni. Molte volte sentiamo notizie di personaggi impegnati in beneficienza e nell’intimità pensiamo che lo facciano per visibilità. Credo che le autentiche ragioni di questi atti, possano rivelarsi solo conoscendo direttamente gli interessati. Ovviamente la logica impone l’ovvia considerazione della fama e non dovremmo mai escludere che tutti noi, agiamo, anche, per questioni proprie, che siano profondamente emotive, affettive o di ambito status.

Molto spesso quello che ci resta siamo solo noi. Non sono tanto i pensieri e le azioni che faremmo normalmente a creare distonia, quanto quelle che vorremmo fare, fermandole per pregiudizi e paura. Dovremmo accettare l’idea di non arrivare sempre a comprendere perché la forza maggiore sta nel sopportare le proprie imperfezioni. Questo sono classificate da modelli preesistenti e visto che ogni tanto è bello scegliere di stare bene, che ne direste di sostituire la parola imperfezione con caratteristica. Ciò che mi forma mi dà anche un colore e quello che voglio è quasi sempre la sentita visione dei noi stessi del futuro che vorremmo cominciare a essere.

Sacro è il metodo, e il raziocinio è d’obbligo, a tratti, per la conservazione della vita, ma cosa saremmo senza gli errori, la possibilità di vederli e la coscienza che ci sia anche un ‘come’ si faccia qualcosa e che la vita non ha solo una durata: essa ha anche un’intensità. Qui la potente intimità delle emozioni provoca i sentimenti e al di là che siano maligni o benevoli la cosa che conta di più è conoscersi.

Ho visto pittori che in una tela hanno tutto il mondo, giovani scienziati inventori di formule con occhi ridenti come quelle di un maestro di cucina, predicatori che del silenzio ne fanno una prosa, teatranti più vivi di chiunque comandi eserciti e musicisti creare armonie come ergessero il tempio di tutte le anime. Niente e nessuno può sapere quello che hai dentro ma sempre è possibile godere delle proprie inclinazioni. Forse verrà il giorno in cui gli opposti diverranno complementari e il singolo potrà stare senza influenze e decidere quello di cui far parte … per adesso pensiamo solo a ciò che vibra alto e andremo a migliorare.


di Paolo Cavaleri

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