Tutta un’altra musica! La ricerca della felicità

LA RICERCA DELLA FELICITA’

di Annalisa Conti

TUTTA UN’ALTRA MUSICA – Chi non hai mai desiderato essere felice? Qualsiasi persona su questa terra, indipendentemente da razza, sesso e religione cerca la felicità. Di primo acchito se domandi a qualcuno: “cosa ti serve per essere felice?” Potrebbe rispondere dei soldi, una macchina nuova, un lavoro ben pagato, una casa grande ecc… La lista potrebbe continuare all’infinito e, proprio per questo, la felicità nel raggiugere queste cose durerebbe molto poco. Saremmo sempre alla ricerca di altro, ci fisseremmo obiettivi sempre più alti e non saremmo mai completamente appagati.

Soprattutto nel mondo occidentale siamo portati pensare che la felicità dipenda dall’esterno, ma il denaro è un’energia, una merce di scambio che convenzionalmente abbiamo scelto, gli oggetti si deteriorano, le relazioni finiscono e gli amici possono prendere strade di vita diverse e allontanarsi. Pertanto, se deleghiamo a fattori esterni la nostra felicità non saremo mai veramente felici perché non potremo controllarla.

Quando è stato lanciato il tema del mese a me è venuto subito in mente il film “alla ricerca della felicità, perché quel film non è solo la ricerca di un lavoro e di denaro per il sostentamento, è carico di fatica, di disavventure e nonostante tutto di continua voglia di mettersi in gioco di perseguire qualcosa che dà gioia, ogni giorno, nel farla.

Come scrive Lucia Giovannini nel suo libro “il permesso di essere felice” ci sono due vie per trovare la felicità, quella alla ricerca del piacere, di chi o cosa mi renderà felice e una seconda via dove non ci chiediamo cosa ci può dare la vita per essere felice ma cosa possiamo offrire noi alla vita, agli altri e al pianeta. Vivere pertanto una vita piena di significato al meglio delle nostre capacità.

Nella prima via c’è il rischio di confondere il piacere con la felicità e di accontentarsi di vivere la vita alla ricerca di piacere momentanei, mentre nella seconda via vivere una vita piena di significato è quello che rende davvero felici.

Annalisa Conti Life Coach

È fondamentale fare ciò che si fa per un obiettivo specifico e ben più altro della gratificazione e del piacere momentaneo. Il che vuol dire che a volte è necessario andare contro corrente, sembrare strani e fuori luogo ma, andare comunque avanti senza paura del giudizio degli altri.

Tornando infatti al film “alla ricerca della felicità” una delle frasi più famose è “Non permette mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa, se hai un sogno tu lo devi proteggere, se vuoi qualcosa vai e inseguila”.

Come coach mi sono spesso trovata a lavorare con persone che hanno paura del giudizio degli altri, che mettono la loro felicità nelle mani di qualcun altro, nella maggior parte dei casi per mancanza di amore per sé stessi.

Amare sé stessi è prendersi cura in primis dei nostri desideri delle nostre passioni, di ciò che ci fa battere il cuore. È avere la forza di dire NO quando quel “NO” ci mette in condizione di essere giudicati antipatici, una voce fuori dal coro, associali, ma quel NO è amore per noi stessi non è egoismo, è mettere i propri bisogni e necessità al centro.

Ci si prende cura degli altri sperando di essere ricambiati con gesti che ci rendano felici, ci comportiamo in modo che gli altri ci vedano come loro simili in modo da venire accettati, perché per natura umana fa parte di un gruppo di una “tribù” ci rende felici, a discapito però di tutto ciò che davvero vorremmo.

Nel coaching insegno l’importanza dei nostri quattro poteri personali: parlare, agire, emozionarsi, pensare. In ogni situazione che la vita ci propone abbiamo sempre il potere di decidere cosa pensare, come parlare e cosa dire, come agire e che emozione provare. Quando siamo connessi a questi quattro poteri personali nessuno può farci sentire inferiori a meno che noi non glielo permettiamo, nessun evento esterno può farci sentire infelici se noi non lo vogliamo.

La felicità non è pertanto una metà è un modo di apprezzare la vita e va ricercata al nostro interno, dipende solo da noi e non da ciò che possediamo o da ciò che ci capita. Ciò che ci accade ci rende infelici o felici a secondo del significato che noi gli attribuiamo.

In conclusione, dove va ricercata la felicità? Nel nostro “ikigai”, nell’ascolto profondo della nostra anima, della nostra missione di vita, di cui vi parlavo nei precedenti articoli della rubrica, nell’amore per noi stessi, in pieno possesso dei nostri quattro poteri personali, nella gratitudine verso la vita che anche se a volte ci mette alla prova ne lei ne nessun’altro ci potrà togliere il potere di riconnetterci a ciò che vogliamo davvero e ritornare alla nostra felicità interiore.

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