“HANAMI – Una nuova primavera” – L’ultimo libro di Giuseppe Desiderato

°L’immagine di copertina e le foto del servizio, sono state scattate da Diego Cicionesi.

di Elisa Heusch

QUARTO OCCHIO – Per questo mese di aprile l’argomento cardine del nostro giornale è la comunicazione e, riallacciandomi a questo, è mia intenzione occuparmi di editoria, anziché di fotografia come faccio di solito (anche se una correlazione con essa c’è sempre e se ne parlerà anche in questo caso).

Colgo infatti l’occasione di aver partecipato personalmente ad un bell’evento di pochi giorni fa: lo scorso venerdì 8 aprile, presso lo spazio Vela – “M.Hack” di Avane ad Empoli, si è tenuta la presentazione ufficiale del libro “Hanami – Una nuova primavera”, il terzo romanzo scritto da Giuseppe Desiderato.

Questa è stata per me anche l’occasione di conoscere personalmente lo scrittore, e di poter captare direttamente le emozioni che ha condiviso con il pubblico presente.

Dato che una parte del ricavato della vendita del libro è stato devoluto all’associazione “Noi da Grandi Onlus”, che si occupa di sostenere e migliorare lo sviluppo e le attività di bambini e adolescenti con disabilità, prima dell’intervento dell’autore ha preso la parola Elisa Russo, che fa parte appunto dell’associazione e che ha elencato alcune delle loro iniziative, sottolineando soprattutto l’importanza dell’inclusione, dell’integrazione e di un atteggiamento consapevole verso la disabilità, viste le difficoltà che questi ragazzi incontrano nella realtà di ogni giorno.

(L’autore ha inoltre devoluto la sostanziosa cifra di mille euro all’associazione e lo ritengo veramente un nobile gesto, che me lo ha fatto apprezzare, al di là della spontaneità e della simpatia che ho poi percepito.)

Arrivando al contenuto e alla storia del libro, Desiderato ha ceduto inizialmente la parola a Cristina Lo Bue, critica letteraria e sua amica di vecchia data, la quale ha espresso il proprio legame con l’autore e il fatto che questo terzo romanzo ha completato un ciclo: dopo le sperimentazioni iniziali dei primi due libri egli ha trovato con quest’ultimo romanzo il proprio linguaggio e stile narrativo per arrivare ai lettori, riuscendo ad essere totalmente sé stesso.

Si narrano in questo terzo libro storie incrociate e le persone si scoprono per ciò che sono, rivelando – a mio avviso – quanto sia importante nelle relazioni parlare e comunicarsi, anche quando questo può portare a litigare o a discutere, altrimenti le distanze aumentano e non ci si ritrova più” – queste le parole di Cristina.

Ella ha poi chiesto all’autore di spiegare il legame particolare che lo lega all’immagine di copertina, nella quale è ritratta la figlia adolescente Francesca, e come questa si colleghi con la storia raccontata, che narra di un gruppo di cinquantenni che si ritrovano:

È stata una cosa spontanea e naturale – racconta Desiderato – frutto del ‘caso’ e di quel filo conduttore che mi porta poi sempre a trovare un significato in quello che mi succede. Questo libro parla di una cena di cinquantenni, che io ho vissuto veramente ma che non si riallaccia ai fatti narrati che sono invece totalmente frutto della mia fantasia; cena nella quale esplodono senza freni i sentimenti dei partecipanti, che è come se tornassero bambini e si lasciano andare…ma il ritratto di Francesca c’entra perché nel libro c’è anche il punto di vista dell’adolescente, cioè come viene visto il cinquantenne da un adolescente e io mi sono immedesimato nel loro modo di guardarci.

E’ successo che ho chiesto all’amico Carlo Nacci, autore anche di questa terza copertina, di leggere il libro e poi di farsi ispirare per realizzarla, e mai avrei pensato che mi avrebbe colpito fortemente l’immagine di una ragazza mora in un atteggiamento pensieroso; stavo per scegliere quella come copertina definitiva, ma poi ripensandoci meglio ho capito che se mi avessero chiesto se la tale ragazza fosse mia figlia mi sarebbe dispiaciuto dover rispondere di no, e quindi ho provato a chiedere a Francesca se volesse posare per la foto rappresentativa del libro, convinto di una sua risposta negativa! Con mio stupore quella mattina lei ha accettato, ed io contentissimo ho cominciato a pensare a chi avrebbe potuto realizzare la fotografia in maniera seria e professionale: mi sono rivolto al mio collega ma soprattutto amico Diego Cicionesi che ha realizzato lo scatto, mettendo completamente a proprio agio mia figlia, e che insieme anche a Carlo, è riuscito a dare vita a questa copertina che mi emoziona profondamente e mi commuove ogni volta che la guardo, anzi ci ho messo dei giorni a metabolizzare la cosa.

C’è un altro caro amico in sala, che è lo scrittore Daniele Virale, per cui sono qua io adesso: andai alla presentazione del suo libro tre anni fa – quando mai avrei pensato a scrivere – ma dopo aver assistito a quella presentazione la notte sognai un po’ della trama di “Tra le braccia del vento” e lui mi ha dato il coraggio di scriverlo…quindi ‘è colpa sua’!

Ma cosa c’entra dunque l’immagine di Francesca? C’entra perché dentro il libro assume un altro significato, che scoprirete leggendolo e che è ancora più profondo…ed esserci arrivati in questa maniera è molto importante per me e mi emoziona ancora di più.”

Cristina continua chiedendogli: “Quando ti è venuto in mente di scrivere questa trama? Sempre di notte l’hai sognata come nell’altro caso?

No questa non l’ho sognata, ho avuto l’ispirazione quando a ottobre dell’anno scorso abbiamo fatto questa cena organizzata a Montelupo dal gruppo di amici che sono là e che sono stati spettacolari; in quella stanza eravamo tantissimi, un centinaio di persone della stessa età che avevano fatto le medie insieme, ma che allo stesso tempo erano molto diverse fra loro. Una diversità clamorosa ma intesa in senso buono, che mi ha colpito e incuriosito, e su quella diversità lì ho costruito il tutto con la fantasia, questa volta pianificando anche proprio a tavolino quello che poteva succedere! Mentre il primo libro l’ho scritto di getto, senza pensare a nulla, non sapevo bene nemmeno io come sarebbe andata avanti la storia, andavo a scrivere per veder che succedeva… [la platea ride], questo qui invece è fatto di storie intrecciate tra i vari personaggi, tra cui molte coppie, che inconsapevolmente si ritrovano alla stessa cena; mi ricordo che per preparare la scena della cena mi sono messo con un foglio A3 a creare la precisa disposizione dei tavoli, come si fa per i matrimoni, perché dovevano trovarsi in una certa posizione affinché accadessero determinate cose.

Io come sempre tendo a inscenarla dal cuore, e mi sono messo tanti personaggi, non in uno solo… e poi c’è anche un altro personaggio qui in sala, che ricordo che in classe mia qualunque cosa succedesse, si girava da me e mi sgranava gli occhi facendomi ridere, ed ecco che questo personaggio ha preso vita dentro questa cena e in un piccolo brano, in cui si parla della scala dei valori che uno ha – l’unico che adesso leggeremo – gli faccio dire cose che sono mie, che appartengono a me!”

Dopo la lettura del brano sopra citato – che non riporto perché preferisco che lo leggiate direttamente dal libro – e prima dei saluti finali dalla platea è stato chiesto all’autore il perché della scelta del titolo “Hanami”, che non è certo un termine qualunque.

Innanzitutto il significato di questa parola non lo sapevo prima che fosse diventato il titolo del libro: Hanami è la festa per la fioritura dei ciliegi in Giappone, ed ha un significato profondo che non vi sto a spiegare in questa sede, ma grazie al quale è appunto diventato il titolo e che comprenderete leggendolo, più o meno nella quintultima pagina…e devo dire che questo libro appare come una commedia, ma ha anche all’interno una sua drammaticità. Comunque i titoli li scelgo sempre dopo aver scritto i libri.”

Uno degli amici presenti in sala ha poi voluto ringraziare pubblicamente l’autore, che è stato un suo compagno di molte avventure, chiedendogli poi anche quando ha scoperto la propria vocazione verso la scrittura, cosa egli provi quando scrive e se lo scrivere abbia in qualche modo cambiando la sua vita.

Come ho iniziato a scrivere ve l’ho accennato prima; io ho sempre scritto fin da bambino, cose mie personali per sfogarmi come succede a tante persone, però trovarsi davanti alla scrittura di un libro è un qualcosa di molto diverso che non lo si decide in un giorno e lo si fa. Sicuramente mi ha cambiato e mi sta cambiando la vita, ma semplicemente per il fatto che mi sento me stesso, come ho scritto anche con la citazione nella pagina introduttiva: non sono io che sono andato a cercare la scrittura bensì è la scrittura che ha trovato me. Le cose quando si cercano è difficile trovarle, o comunque si fa fatica a volte a seconda di cosa si cerca, quando si smette di cercare allora ci arriva qualcosa, forse perché è come se calassimo una barriera e tirassimo giù la corazza che tutti noi abbiamo a qualsiasi età.

Questa per me è l’essenza della scrittura, e io scrivo per il 90% soltanto all’alba, perché per me è un momento di comunicazione con la mia coscienza, con qualcosa che ha perso tutti gli strati della razionalità che arrivano poi durante il giorno; mi sveglio, mi stendo in un posto preciso, ascolto la musica classica e scrivo, e solitamente così come arriva dopo un’ora o un’ora e mezzo l’ispirazione finisce e io smetto di scrivere – ormai è una prassi questa per me. Si scrive solo e soltanto quando si sente quel qualcosa o qualcuno che arriva ‘da non so dove’, altrimenti è inutile provare a forzarsi perché poi chi lo legge lo percepisce. Io sono molto semplice, non cerco parole sofisticate perché non mi sono proprie, mi dicono che si leggono bene i miei libri ma non mi riuscirebbe scrivere in altre maniere.

Questo libro l’ho finito quasi un anno fa e ho iniziato una quarta trama, ma non so se avrò il tempo e la forza di portarla a termine.

Quello che posso dire è che si, la scrittura mi ha cambiato la vita, così come me la state cambiando tutti voi…sono arrivato a 50 anni con questo coronamento e mi sento più me stesso e più IO di quando ne avevo venti, trenta o quaranta! Spero di sentirmi ancora più me stesso andando avanti, ed è quello che auguro anche a tutti voi.”

Applausi scroscianti da tutta la platea, con a seguire le dediche dell’autore sui libri acquistati, foto di gruppo, e per concludere l’aperi-cena organizzato sempre a scopo benefico per l’associazione.

Rimane sicuramente il ricordo, per quello che mi riguarda, di un evento piacevole durante il quale ho conosciuto una persona genuina che sta portando avanti un proprio percorso di crescita e di meritato coronamento personale.

Ho iniziato a leggere il libro dal giorno successivo, trovo l’intreccio delle storie molto scorrevole e avvincente, e non vedo l’ora di scoprire cosa succederà a quella famosa cena in cui tutti i personaggi saranno uno di fronte all’altro.

Il libro è acquistabile online sul sito Amazon, oppure tramite il sito della Feltrinelli o ibs.it.

Le immagini allegate all’articolo sono di Diego Cicionesi, che è anche l’autore dell’immagine di copertina.

Design grafico di copertina di Nacci Comunicazione.

Giuseppe Desiderato, di origini salentine, lavora e vive in Toscana con la moglie e i due figli.

Ha pubblicato i romanzi: “Tra le braccia del vento” (Leucotea – Aprile 2020) e “We First – Il mondo che…non vorrei” (Youcanprint – Marzo 2021).

Questo è il suo terzo romanzo.

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