Accompagna, sorregge e costruisce i desideri: la Speranza

L’EDITORIALE – Carissimi Redattori e amati Lettori

gennaio è l’inizio del nuovo anno, un anno, che nella nostra cultura di ispirazione cattolica, di riferimento
gregoriana, da Papa Gregorio XIII, è il periodo scandito da dodici mesi, trecentosessantacinque giorni e
quattro stagioni.
Tutti lassi di tempo attraversati dal sole con le sue aurore e la luna per le sue eclissi.
Fu l’evento storico dell’emissione della nuova bolla papale dal XVI secolo, a far sì che gli
uomini potessero avere, come ordine temporale, mesi che già avevano nomee riecheggianti di cultura greca e latina. Marzo da Marte per esempio.

Come accennato tempo fa:
… per iniziare il 2023 andiamo a trattare ciò che accompagna, sorregge e costruisce i desideri e quello che ci impegna per necessità.
La Speranza.
Alle utopie irrealizzabili e i profondi perché di ognuno di noi, questo sarà il punto di partenza per ricercare l’umanità più sincera che scomoda i più:
addio a tutti i noncuranti perché di cuore arido e agli invidiosi sprovvisti di amor proprio.

Proiettarsi in avanti, ricordarci dei piccoli individui che fummo e di quel che volevamo essere.
Semmai ci accorgessimo di non riconoscerci in questo mondo veloce, freddo e noiosamente senza scopo,
allora se si è persa va riesumata … la Speranza è il mio SI nel mare dei NO in cui vogliono farci affogare
”.

Sono parole più naturali e impulsive di quanto pensassi, e di questi calmi giorni dopo le feste, noto come
son cambiate le persone che rivedo e ho rivisto ultimamente: è il tempo che è passato che distorce il modo in cui appariamo, troppo spesso guardiamo l’aspetto esteriore e molto poco ascoltiamo i silenzi di quelli accanto a noi.

Riprendendo nel presente le tappe dei percorsi della nostra vita, mi è venuto a mente un pensiero nuovo,
anche se dovrei dire riesumato: – “è facile lasciarsi andare” – … in tutti i sensi aggiungo io.

Si dice che uno dei più grandi letterati che l’Italia abbia avuto, convenisse con il detto che riguarda il
concetto di destino e scelta.
Il famoso “vivere o lasciarsi vivere” contiene un potente significato adattabile a tutti noi.
Era Pirandello, e ancora oggi non riesco a percepire come una persona possa vivere appieno la vita senza
prima essersi lasciato vivere da una situazione negativa.
Lo so, sembra un paradosso, ma forse vivere appieno l’esistenza è una cosa riservata a chi non dice di
essersi lasciato vivere da alcune situazioni impreviste. Quindi o non lo dice o non se ne accorge.

Da qui sono caduto in un pensiero duplice. È vero che il mondo non è perfetto, ma la vita dovrebbe mirare al perfettibile, inteso come stare bene per noi stessi. Perciò ho avuto l’ardire di costruirmi la dolce illusione che il mondo non può essere buono se la vita di ognuno di noi non è in armonia.
Il MONDO e la VITA, ho guardato due parole incatenandole necessariamente per arrivare al tema che
segue.

È una cosa talmente indefinibile e grande e allo stesso tempo invisibile, che non ho potuto non pensare alla Speranza. Non è forse correggendo le cose personali e i desideri misti alle reali necessità che potremmo costruire un mondo migliore? Quindi, ho dovuto per forza guardare al problema della questione sul lasciarsi andare, allo sconforto, la solitudine, la depressione, la paura e l’odio. E solo ora mi rendo conto che queste oscure tendenze hanno tutte una cosa in comune: l’assenza di Speranza.

È quello che avete sempre cercato di distruggere, non è vero? Mi sto esplicitamente rivolgendo a chi di
questo mondo e universo pretende di farci fare quel che vuole, aggirando la verità e annaffiando la paura.
Ho alluso alla parola pretesa non a caso perché è la sorella minore dell’arroganza.
Purtroppo signori e signore, non si tratta più di vedere le cose come stanno, bensì come sono sempre state … ed è proprio la storia che lo dice, e non solo questa, ma ovviamente non è così semplice, almeno non subito. Ad ogni modo, tutti noi siamo tenuti a rispondere all’appello della Speranza e da ora costruiremo qualcosa di rinnovato.

Perché sia non solo quella che si dice l’ultima a morire, ma anche la prima per cui agire … e magari su cui
vivere.


Che il mondo sia il riflesso di chi vive qui ed ora,
e il dono di chi in passato ha vissuto,
e spazio d’attesa per le prossime anime.


Che gli uomini siano di ferrea volontà, d’impervio agir e grande spirito,
e le donne abbiano non solo bellezza per quanti volti possiedono tra forme e colori propri,
ma anche beltà di nobili intenzioni per toglier crudeltà e tenere compassione.


E figli e nonni, e giovincelli e vecchi che insieme guardino alla Speranza
come cosa sola da non perdere mai per il destino di un giusto mondo.


Ai matti, perché hanno il coraggio di mostrarsi
ai soli, perché in realtà non lo sono mai
agli illusi, perché guardino sempre a rinnovati eventi
agli amanti, che sappiano viversi e aspettarsi
agli artisti, come dovremmo essere tutti per ogni attività
agli arresi, perché si ricordino del perché agirono.


All’essere umano degli anni duemila
che nei suoi abbagli, perdite ed errori
possa riavere quel che perduto credeva…
e forse mai come da adesso dovrà riuscire in meglio

di Paolo Cavaleri

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