La costanza: minuziosa arte dei giorni comuni Dal film “Il discorso del re”

di Paolo Cavaleri

CINETICA – È impressionante pensare alle diversità caratteriali che ci determinano, da qui, perfino le scelte che effettuiamo, anche se predisposte per gli stessi scopi, non sembrano avere un percorso simile.
Tuttavia c’è un attimo di riflessione di cui è bene godere, se si pensa al fatto che potremmo essere appoggiati da chi ci è accanto.

Essere soli contro il mondo può stancare, avvilire e darci cattive impressioni su noi stessi, ancor prima di commettere degli errori. È tremendo accorgersi, che ci sono difficoltà che divengano impedimenti talmente grandi, e perpetuati nel tempo, che sono il riflesso delle nostre stesse paure:
l’aspettativa e la mancanza di incoraggiamento per colmare questa, può essere fonte di infinita delusione per noi stessi, ma è altrettanto confortante sapere che siamo, praticamente sempre, la parte speculare  della vita di qualcun altro.

Se le nostre insicurezze provocano amarezza nella vita degli altri, è egualmente vero che i nostri successi sono di ispirazione per tutti. Come si può dire di vincere quando si è perdenti il più delle volte? Come si fa ad apparire migliori quando siamo di diritto tutti uguali?

A voi una storia vera, che nella sua calma e apparente ripetitività, porta il cambiamento che solo le anime costanti possono percepire. Applicabile a ricchi e non, a uomini e donne, generata dalla costanza di un uomo comune che aiuta un sovrano.


The King’s Speech (2010)

“Mio il castello, mie le regole”

Inghilterra, anni trenta.
Re Giorgio V è ormai al tramonto dei suoi giorni e il Parlamento comincia a prefigurare il futuro erede della corona inglese. Il Principe di Galles è il naturale successore, ma il disinteresse di quest’ultimo impegna la figura del fratello minore, il duca di York, in occasionali appuntamenti di rappresentanza civile per parlare al pubblico.

Si tratta di Albert Friedrich Arthur George, un reale affetto da balbuzie che, dopo anni e diversi metodi consigliati da eminenti dottori, non guarisce dal suo disagio.
Tuttavia, la moglie si premura di parlare con un professionista altamente raccomandato, Lionel Logue.
Così, durante questo primo incontro, tra imbarazzo, prove sul momento e toni insoliti, Berty, come si ostina a chiamarlo Lionel, ringraziando comunque il medico, declina il metodo proposto.
Logue lascia comunque al Principe la registrazione avvenuta secondi prima.

Un’ultima possibilità
Una sera riascoltando la sua voce, che non sentiva perché obbligato ad udire musica nelle orecchie, Albert decide con la moglie di tornare da Lionel. Pattuito così l’impegno quotidiano, cominciano ad affrontare il problema: esercizi di scioglimento, movimenti e respirazione, con posture non proprio da soggetti di una casata reale, che, adoperati a questi incontri istituzionali, sembrano funzionare.

Intanto nel confronto col fratello David, trapelano problemi per via della compagna di lui.
Donna non gradita per il retaggio della tradizione inglese, la situazione precipita quando Giorgio muore, lasciando alla guida del Regno il primogenito. Purtroppo le pressioni politiche per l’ascesa di Hitler e la necessaria presa di posizione dell’Inghilterra come leader per espugnare il male nazista in Europa, porteranno il neo sovrano ad abdicare a favore di Albert.

Alla fine, un nuovo inizio, dove il percorso preposto non sarà dei migliori, perché sotto gli occhi del mondo non si è abbastanza anche quando si è normali, e per Berty da balbuziente in guarigione, guidare una nazione con suoni pause e parole, sarà una battaglia contro tutti quelli che non lo vogliono come Re.

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The King’s Speech” è una pellicola del 2010 diretta da Tom Hooper.
Gli interpreti sono Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce, Michael Gambon, Derek Jacobi e Timothy Spall. Opera tratta dalle reali vicende intercorse da Giorgio VI e il logopedista Lionel Logue durante la seconda guerra mondiale, vede la costanza come concetto e compagna di metodo parallelo per il raggiungimento di un intimo traguardo.

Berty mostra costanza nel perseguimento di approcci alternativi per colmare le sue lacune, ma non è il solo. Altri protagonisti come la moglie, e il logopedista stesso, sapranno perseverare nelle scelte obbligate, aggiunte alle incombenze mostrate, che il contesto mette davanti loro.

Logue è l’esempio più impervio di costanza, egli da uomo povero dimostra come un individuo possa andare oltre le apparenze, i titoli e gli onori, portando comunque rispetto, con velata irriverenza, a un’autorità che imparerà molto su altro.

Buona visione
Metodo, approccio e volontà, tutto necessariamente da coltivare, specie quando l’acqua che alimenta queste virtù è la costanza.

Anche se ogni persona di questa storia appartiene a realtà diverse, esse sono unite dalle necessità impellenti degli imprevisti, così, insieme, ognuno darà qualcosa di proprio mantenendo le aspettative richieste.


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