Più che un workshop…Una super esperienza a 360`

di Elisa Heusch – scatti di Elisa Heusch

© QUARTO OCCHIO – Questo mese la tematica centrale de La Redazione Online è il confronto, quello che ci porta a conoscere meglio noi e gli altri e a crescere…quello che soprattutto può arricchire chi riesce a farne buon uso.

A tal proposito ho voglia di raccontarvi un’interessante esperienza a cui ho partecipato a metà maggio, in compagnia di altre dieci persone, grazie all’organizzazione di Percorsi Fotografici (nella persona di Michel Guillet): il workshop foto-creativo “P3 – Project Pixel Paper”, tenuto nello “Studio Fotografico 22”dai due fotografi Alex Liverani ed Alberto Selvestrel, finalizzato a stimolare le capacità progettuali, per giungere alla creazione di una fanzine (termine inglese derivante dalla contrazione di fan, diminutivo di fanatic «appassionato», e magazine «rivista»: indica una pubblicazione prodotta dagli appassionati di un genere culturale – in questo caso fotografico).

Il motivo principale che mi ha spinta ad iscrivermi è stato più che altro la curiosità, dopo aver letto la presentazione del corso di due giorni, anche in vista del fatto che avevo avuto modo di apprezzare la produzione artistica di Selvestrel, attraverso alcuni colleghi ed amici [dato che la volta precedente in cui venne a Livorno non ero riuscita ad incontrarlo per impegni miei] e anche di Liverani attraverso il web, ma sono sincera nell’ammettere che il risultato finale abbia addirittura superato le mie aspettative, anche perché finché non si vive una qualunque esperienza in prima persona, non si è di certo in grado di capirne e apprezzarne tutte le sfaccettature, e ciò che magari è piaciuto ad altri può non essere nelle nostre corde o può non fare totalmente al caso nostro!

Anche la serata di presentazione ufficiale da ClickArt di Luigi Angelica, che ha preceduto le due serate di workshop e che ha visto il tutto esaurito come presenza di pubblico, ha rafforzato la mia convinzione di partecipare con crescente entusiasmo, un po’ per le immagini che ho visto proiettate, ed inoltre per le efficaci parole che i due ragazzi hanno utilizzato nel raccontarci il loro percorso – sia singolo che insieme – ed il loro ‘sentire’ riguardo a questo progetto che li ha visti protagonisti in varie parti d’Italia.

Siamo partiti il sabato mattina, con la prima parte introduttiva teorica, per poi andare subito a metà mattinata sul campo a scattare le prime foto seguendo due macro-tematiche di fondo che ci sono state assegnate: cromie e forme e ritratto ambientato.

I criteri che ci hanno guidati per entrambi i giorni sono stati molteplici:

INTUIZIONI, CONCETTI, COMPOSIZIONI, CROMIE, DETTAGLI, STILI, CONNESSIONI, CONTRAPPOSIZIONI.

Unica regola di base da rispettare e di cui tener sempre conto nell’inquadratura: scattare quasi sempre in verticale, tranne 1-2 foto per ogni tematica (per le pochissime che avremmo alla fine scelto e inserito in orizzontale a doppia pagina!).

Lo scatto in verticale non è un qualcosa di così usuale o scontato, anzi spesso si è abituati a scattare in orizzontale, talvolta inserendo nel fotogramma perfino troppi elementi, che in questo caso sarebbe stati superflui o di disturbo…ma soprattutto qua la regola era legata al fatto che la fanzine sarà composta da pagine che sono appunto rettangoli verticali, e di questo non si può non tenere conto.

Ogni singolo lavoro richiama logicamente alla fine anche la tipologia di carta del libro etc., poiché nulla è lasciato al caso e ci vuole una piena coerenza espositiva.

Per me l’esperienza del creare una ‘fanzine’ era ancora un qualcosa di inesplorato, ed attraverso le parole e gli esempi dei due fotografi mi sono resa conto di quanto questa sia in conclusione un’esperienza tattile, che prolunga il tempo di visione del lavoro da parte dello spettatore, e crea proprio una “connessione fisica”; arrivare a creare questo tipo di fanzine equivale ad un percorso vero e proprio!

E se è vero che la creatività vive nella quiete e nei tempi dilatati, noi in due giorni, grazie al supporto e ai consigli delle nostre due ‘guide’ e grazie appunto al confronto tra di noi e alla collaborazione di tutti, siamo riusciti a creare tutto il processo dall’inizio alla fine, compresa la stampa di una selezione di foto per ciascuno e l’ultima prova di stampa con l’impaginazione della fanzine – anche se ovviamente provvisoria per

vederne l’effetto, in quanto verrà stampata nelle prossime settimane sulla carta definitiva da mostrare e poter commercializzare.

L’uscita pomeridiana invece – con un po’ più di tempo a disposizione – ha riguardato la tematica della street photography – che per la maggior parte di noi si è rivelata essere quella decisamente più ostica da affrontare per l’approccio da tenere e per una serie di accortezze di cui serve tener conto – che sarebbe andata ad integrare le altre due tematiche già prese in considerazione.

Ma l’integrazione finale è arrivata il giorno dopo, nel quale durante la mattinata siamo tornati a scattare per le altre due ultime importanti tematiche: paesaggio urbano e still life per strada.

E lì sì che c’è stato davvero da osservare, creare connessioni e divertirsi…

Così come il giorno precedente, i ragazzi ci hanno prima dato una serie di dritte per indirizzarci e far sì che potessimo ottimizzare i tempi, in modo da non vagare a caso e da poter allenare al meglio lo sguardo, o anche l’emotività, come nel caso della fotografia di paesaggio.

Ed eccoci in un batter d’occhio arrivati al pomeriggio, e alle ore finali del corso: quelle riservate all’importante e impegnativo momento delle fasi di editing, per ridurre le immagini al numero giusto per la stampa del libretto, creando una storia che abbia un capo e una coda, facendo susseguire ogni immagine all’altra con coerenza, fino ad arrivare al risultato finale.

Immaginatevi una parete dello studio quasi completamente tappezzata di fotografie in formato 10×15 – più o meno 6-7 foto a testa per ogni tematica, ovvero quasi 400 foto – dalle quali dover tirar fuori una selezione di circa una quarantina, cioè il 10%…Ci sarebbe da non sapere da che parte rifarsi!!!

Ebbene è stata proprio la collaborazione tra noi, con un vero lavoro di squadra, a permetterci di portare a termine il compito, con estrema soddisfazione da parte di tutti.

Ognuno di noi aveva l’opportunità di proporre agli altri tre accoppiamenti tra 2 immagini e in questo modo, attraverso l’approvazione o la bocciatura degli altri partecipanti, siamo arrivati a sfoltire sempre di più, fino a raggiungere il prodotto finale che ci soddisfacesse.

Abbiamo alternato le foto di street a quelle di ritratto, agli still life, al paesaggio urbano e cosi via, in un fluido dialogo di elementi o forme che si richiamassero tra loro, spesso anche per concetto o per cromie, abbiamo scelto le foto che potessero andare bene come copertina e come chiusura del libretto, abbiamo selezionato 5 immagini orizzontali idonee ad occupare una doppia pagina aperta, ed abbiamo assemblato il tutto con lo scotch perché potessimo sfogliarlo e ammirarlo da cima a fondo.

Non potete immaginare la nostra immensa soddisfazione, tanto che un risultato del genere all’inizio sarebbe apparso impensabile… personalmente non me lo sarei proprio aspettato!

Il bello di queste tipologie di progetti non sta soltanto nella fase in cui uno si guarda intorno, si concentra sugli elementi che lo attirano e scatta in solitaria, ma anche e soprattutto nella parte successiva, quella del confronto incrociato tra tutti i partecipanti, dove ognuno è libero di esprimersi e di dare un contributo concreto alla creazione della fanzine. L’unione in questo caso fa decisamente la forza.

E la parete così piena di foto ci è piaciuta talmente tanto che abbiamo immortalato il gruppo proprio li davanti, e per di più le abbiamo lasciate lì attaccate per un mese!

Abbiamo ordinato ad Alberto già un certo numero di fanzine da poter anche mostrare quest’estate (e chi vorrà potrà acquistare la sua copia), in uno spazio espositivo dove sarà presente un’altra mostra, durante il periodo di Effetto Venezia a Livorno…e non vediamo l’ora di vederle e stringerle tra le mani.

Nutro profonda stima e gratitudine verso i due fotografi, verso Michel e verso tutto il gruppo di miei compagni d’avventura, grazie ai quali mi sono cimentata in un’esperienza nuova e di crescita, con l’aggiunta di una buona dose di divertimento che non guasta mai!

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