“TU INTERNI…IO LIBERO”A Trieste le foto anni ’70 di Gian Butturini

Mostra fotografica e photo book

di Elisa Heusch

QUARTO OCCHIO – In occasione del centenario della nascita di Franco Basaglia è stata organizzata a Trieste – sia presso il Teatro Miela che nei locali del Dipartimento di Salute Mentale del Parco San Giovanni – una due giorni di conferenze, installazioni e proiezioni per ricordarlo, per celebrare gli importanti traguardi che fu in grado di mettere in atto a partire dagli anni settanta (che avrebbero poi innescato la vera e propria riforma a livello nazionale di deistituzionalizzazione dei manicomi), e per analizzare anche quale sia la situazione attuale riguardo alle problematiche di salute mentale e che cosa sia cambiato da allora.

Tiziano Butturini

Collateralmente a questa iniziativa ha inaugurato all’Antico Caffè San Marco l’11 marzo, proprio il giorno della nascita di Basaglia, la mostra “Tu interni…Io libero”, composta dalle immagini che il fotoreporter e regista Gian Butturini – purtroppo scomparso nel 2006 – ha scattato a Trieste negli anni ’70 in occasione dell’apertura del manicomio e del conseguente processo di integrazione nella città delle persone che ne erano ospiti.

Conoscendo personalmente già da alcuni anni Tiziano Butturini, figlio del fotografo, che insieme alla sorella Marta con l’Associazione Gian Butturini sta mantenendo viva la memoria del padre e facendo circolare l’eredità delle sue fotografie, io ed il mio collega Michel Guillet (anch’egli da tempo parte attiva di collaborazione con l’associazione) abbiamo avuto la fortuna di prendere parte all’evento, sia ascoltando parte delle conferenze e dibattiti, sia soprattutto immortalando la mostra e la presentazione dell’omonimo libro, ripubblicato oggi a partire dall’edizione del 1977

Michel Guillet

Conoscevo la storia di Franco Basaglia soltanto in parte, ed in modo frammentario, e le varie testimonianze che ho sentito – da parte di psichiatri che lo hanno conosciuto o lavorato al suo fianco e anche da parte della figlia Alberta – mi hanno aiutato a capire la portata del suo operato, ma è proprio attraverso le molte immagini scattate da Gian Butturini che ho potuto captare più nel profondo il lato umano di ciò che di straordinario è stato compiuto in quegli anni…un qualcosa che soltanto la sua sensibilità sarebbe riuscita a raccontare in modo così vivido, verace e partecipato!

Quando Basaglia ed il fotografo si conobbero ne nacque subito un’amicizia e Basaglia lo coinvolse nel progetto che stava portando avanti con la richiesta esplicita di non documentare la drammaticità dei manicomi (come avevano fatto invece alcuni anni prima ad esempio i fotografi Gianni Berengo Gardin e Carla Cerati), bensì di raccontare la loro apertura, con il processo di integrazione dei soggetti che vi erano ricoverati, ai quali veniva restituita una dignità umana, in seguito a decenni di emarginazione, privazione e discriminazione.

Questo reportage fotografico narra l’impegno che è stato compiuto verso la socialità e l’integrazione appunto degli ospiti con problemi psichici, che da essere trattati come ‘scarti della società’, hanno finalmente cominciato ad essere coinvolti dai volontari e dai cittadini in vari eventi, sia culturali ed artistici, che ludico-sportivi.

L’approccio del fotografo è fresco ed immediato e, come spesso avviene nei suoi reportage, i protagonisti sono gli sguardi, i gesti umani, e l’immediatezza del quotidiano.

Non si percepisce distacco o separazione tra lui e ciò che la sua macchina riprende, ma anzi vicinanza, slancio ed incontro sincero.

Suo figlio Tiziano ha raccontato con altrettanto slancio la nascita e lo svilupparsi di questo importante lavoro, con la costruzione dell’omonimo libro “Tu interni…io libero” (acquistabile presso il Caffè San Marco e in altre librerie di Trieste), e vari aneddoti raccontati dal padre relativamente a questa esperienza. Contestualmente sono state proiettate su schermo una serie di serigrafie originali dell’epoca, una delle quali è la controcopertina del libro ed altre immagini inedite che Butturini scattò a Basaglia in compagnia di colleghi e pazienti, sempre caratterizzate dalla sua spiccata umanità e dal rispetto per i soggetti più deboli.

Uno dei momenti più belli e toccanti a cui abbiamo preso parte, è stato quello della visita alla mostra da parte di Marco, figlio di Liubo, che era un artista ospite del manicomio e che è stato immortalato in una fotografia proprio in compagnia di Gian Butturini, a tavola in un momento conviviale e amichevole.

Ci ha raccontato la sua storia personale fatta di anni difficili e anche la perdita del padre quando purtroppo aveva soltanto 11 anni, testimoniando però soprattutto quanto il dedicarsi alla pittura gli abbia permesso di trovare uno scopo di rinascita e di salvezza nella propria esistenza.

In occasione del centenario di Basaglia è stato emesso anche un particolare francobollo commemorativo, raffigurante un bozzetto eseguito da Emanuela L’Abate tratto dal ritratto scattatogli da Butturini, che è anche presente alla mostra. Il francobollo è acquistabile sul sito di Posteitaliane.

La mostra resterà visitabile negli splendidi locali del Caffè San Marco fino al 31 marzo.

La locandina dell’evento, la biografia di Gian Butturini e gli altri lavori da lui realizzati sono visionabili sul sito https://www.gianbutturini.com.

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