“La Fiducia: scambio naturale…”

La Fiducia … scambio naturale che intercorre fra persone – dal film “A Thousand Words”

di Paolo Cavaleri

CINETICA – Fra tutte le possibili scelte che possiamo fare, sembra che il consiglio più seguito, poco dichiarato ma sempre ascoltato, sia quello del modo in cui perpetuiamo la scelta.
Nei frangenti di ogni percorso troviamo ogni volta altre persone che passano per il nostro stesso tragitto, ci guardano in parallelo e magari hanno anche la stessa credenza, non con tutti però v’è sempre sintonia.
Non con tutti ci possiamo confidare, ma il bello di questo limite umano sta proprio nel costruire legami di qualità più qualificanti di quanti ne potremmo mai avere solo di numero.

Molte volte ci chiediamo da cosa venga la comune lunghezze d’onda chiamata sinergia, amicizia o amore, e anche se tutti possiamo comunicare per come riteniamo più giusto o comodo, alla fine c’è sempre la colonna portante che impera nei rapporti … perché essa è quel che se coltivi, scavi o cerchi trovi sempre … e quando muore è perché, forse, con altri e da altre parti era meglio stare: la fiducia.

Un semplice e divertente esempio cinematografico per ricordarci che la fiducia va concessa, mai troppo regalata, provata in noi stessi e ricercata quanto alimentata, perché se il mondo è in continua evoluzione il merito è anche di quelli che vanno oltre le parole.

Una bugia di troppo – 2012

Le nostre parole sortiscono un effetto a catena sull’intero universo

Jack McColl è un agente letterario che grazie al suo savoir faire si considera una persona di successo. Prototipo del maschio alfa della società alta borghese abita in una grande casa con sua moglie e il primogenito. Capo di sé stesso, si diletta costantemente nel servirsi degli altri per avere quello che vuole e, complice di questo anche la sua efficace parlantina, a non considerare chi non ritiene utile.

La mente al futuro col cuore al passato

Visto dal team di agenzia come uno dei migliori manager letterari sul campo, si appresta a far firmare il contratto per il prossimo grande best-seller americano di un personaggio di ultima tendenza nelle vite degli americani: il signor Sinja. Egli ha scritto un libro e, visto il sicuro successo di questo suo lavoro, Jack crede sarà l’affare per la sua sfavillante carriera. Così, il materialista e convinto broker, si avvia in un luogo di profonda ricerca spirituale. Notato da Sinija come una persona insolita per il gruppo gli chiede a che cosa sia dovuta la sua visita:

– “ tre cose non si possono nascondere a lungo… il sole, la luna e la verità.
Qual è la ragione della sua visita?
”-.

Dicendo di aver letto il libro che non ha neanche guardato, conferma di voler diffondere la filosofia dello yogi e, stringendo la mano con costui, porta a casa il risultato voluto.
Tutto davanti a un particolare albero.

Felice di ciò fa visita alla madre malata:
lei lo vede come suo marito, il padre di Jack quando lui era bambino, lo stesso genitore che Jack tanti anni prima, per essere andato via, non ha mai perdonato.
La sera stessa, dopo aver parlato con la moglie di un possibile cambiamento per le loro vite, sbuca nel giardino della casa quello stesso albero che era nell’eremo dove ha stretto l’accordo.

una scena del film

Le verità del presente

Stranito del perché un albero si trovi accanto alla sua piscina ne riconosce subito la forma.
Credendolo un omaggio del suo nuovo cliente va a riposare.
Al mattino seguente a lavoro, il suo segretario gli comunica che il libro da vendere ha solo cinque pagine perciò va subito dallo yogi per spiegazioni. Evidenziandone il punto di vista contrario, Jack chiede perché gli abbia donato l’albero. Dopo recatisi entrambi a casa sua, davanti ad esso, si accorgono che cadono le foglie negli stessi momenti quando Jack parla … arrivando alla conclusione che potrebbe morire.
Sinja incredulo dice di aver saputo della leggenda di un monaco che nella storia è morto proprio per esser stato legato alla vita di un albero, così nella situazione specchio che si è presentata, lascia un monito in attesa di un viaggio spirituale in Bolivia:

– “ Non parlare per tre giorni, che sarà mai ” – .

Inizieranno ben presto le difficoltà, e in una serie di divertenti quanto fatali dinamiche, Jack non potrà più proferir parola con le persone comuni, in ambito lavorativo e familiare.
Che cosa succede quando la stessa qualità che ti ha permesso di ottenere quello che hai è la stessa che potrebbe portati via da quello che sei?

Guarda Osserva Comprendi

A Thousands Words è una film del 2012, vede protagonisti una delle icone della comicità americana, Eddie Murphy affiancato da Kerry Washington, Samantha Davis e Cliff Curtis. Appartiene alla categoria delle commedie con vene comico-tragiche ma che ruota attorno all’elemento fantastico, questo lo inserisce anche nel genere favolistico.

Il protagonista principale è un amante del proprio io e ne colora l’aura egoistica con parole vuote.
Non pervaso da cattiverie verso il prossimo, bensì da indifferenza, sembra avere una personalità fredda: egli è capace di avere successo ma non in gruppo, ha caratteristiche tipiche dell’identità solipsista che vuole ergersi fuori dalla vita ma senza prendersene il carico emotivo; vende libri che non legge, si dedica a chi gli conviene e non ascolta chi ha accanto, inoltre, ha una famiglia ma soffre per le ferite aperte di quella da cui proviene.

Sarà l’incontro con Sinja a metterlo davanti a un muro che non potrà eludere e dovrà abbatterlo costruendo fatti ed eventi basati sulla fiducia senza millantare altro.

“ … è incredibile quante parole si pronuncino stupidamente …

Dovrà ripartire proprio dando fiducia a quegli insegnamenti che non ha voluto ascoltare.
La fiducia è quella che lui ha sempre avuto ma è proprio quando saprà di doverla anche dare agli altri che ne riceverà a sua volta, ed è nel quotidiano che filtrerà la realtà sotto una lente diversa … una prospettiva comune e utile a tutti … che vada al di là della firma di un contratto.

Buona visione

Una pellicola semplice ma efficace, capace di strappare qualche risata e di stimolare sani pensieri.
C’è un detto nel film che potrebbe essere uno spunto di riflessione interessante perché applicabile.
Consideriamo il fatto che per arrivare ad avere la fiducia in sé stessi e dagli altri si toccano le sfere della sincerità e purezza delle intenzioni umane a cui la storia allude.

Potremmo ascoltare le parole di Sinja che ci spingono al cambiamento come miglioramento per alleviare le sofferenze:

-“ Il dolore è la pietra miliare della crescita ”-

Se la sofferenza ci spinge al miglioramento forse può aprire a prospettive prima mai pensate, in questo modo evidentemente potremmo avere sicuramente più fiducia interna ma di riflesso, anche se inconsciamente, comprenderne l’arduo percorso per ottenerla … e magari talvolta concederla ad altri.

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