LIVORNO PHOTO MEETING 2022:

Un’esperienza per arricchirsi.

di Elisa Heusch

QUARTO OCCHIO – Il tema centrale del mese di settembre de La Redazione Online è quello dell’apprendimento, inteso anche come atto di reazione personale, di elaborazione e crescita interiore, e questo mi sta dando lo spunto per riallacciarmi ad un’interessante duplice esperienza che ho vissuto grazie a “Percorsi Fotografici” [e per questo dico grazie al mio collega Michel Guillet] e grazie al gruppo di street photographers “LEM – Light Eye Mind” poco più di un mese fa, a cavallo tra luglio e agosto, all’interno del contesto del “Livorno Photo Meeting 2022”, conclusosi in concomitanza con la fine della manifestazione Effetto Venezia.

In quell’occasione ho avuto modo di prendere parte a due workshop a tema fotografico – che è poi anche il mio ambito professionale e di principale interesse – a distanza di una settimana l’uno dall’altro: il primo riguardante il realizzare un reportage, a cura del fotografo romano Dario De Dominicis, e il secondo – di approccio diverso e più breve ma non meno apprezzabile – incentrato sulla street photography e l’uso del flash per strada, a cura del fotografo pratese Massimiliano Faralli.

Quello da cui sicuramente vorrei partire è l’importante aspetto del ‘mettersi in gioco’, che è quello che mi ha fatta smuovere nel voler frequentare entrambi i corsi…e logicamente più qualcosa è distante da ciò che faccio di solito, e più è forte il mio mettermi in gioco, come nel caso dell’workshop di street con uso del flash, che è qualcosa di parecchio lontano dal mio approccio abituale in fotografia!

Quanto è bello sfidarsi con qualcosa che ancora conosciamo poco, o che sappiamo di dover approfondire, o che siamo certi che già a livello umano ci lascerà un buon bagaglio di arricchimento, anche grazie alla condivisione con altre persone con le quali potersi confrontare? Per me è qualcosa di quasi impagabile, e devo dire che alla fine di qualunque corso, minicorso, o workshop io abbia frequentato in questi ultimi anni (e mi sto riferendo sempre all’ambito fotografico ovviamente) mi sono sempre portata a casa sensazioni positive, e la certezza che – dove più dove meno – mi siano serviti a crescere…crescere a livello professionale ma non solo, sicuramente spesso anche a livello umano e intimo.

Ce ne sarebbero davvero parecchi di corsi o workshop da citare, come anche per esempio quelli che ho frequentato in questi ultimi anni grazie all’Associazione Culturale Deaphoto di Firenze, che è sempre molto attiva didatticamente nei vari settori della fotografia e con ottimi e stimolanti docenti, ma essendo questa esperienza livornese la più recente che ho avuto, mi concentro proprio su questa, raccontandovi alcuni particolari che ho vissuto, e soprattutto le sensazioni che ha suscitato in me e che mi ha lasciato addosso.

Abbiamo iniziato con le presentazioni e l’introduzione il pomeriggio del giovedì, guardando anche alcuni nostri lavori precedenti, per cominciare poi ad andare in giro e scattare qualcosa dal venerdì mattina…continuando tutto il giorno e facendo ulteriori giri durante tutto il sabato, e ritrovandoci infine in studio domenica a confrontare e commentare le prove e i risultati di ognuno di noi partecipanti.

Per quanto riguarda il primo che ho frequentato, ovvero l’workshop di reportage fotografico “dall’idea alla realizzazione” tenuto da Dario De Dominicis, era molta la curiosità sia di conoscere questo autore i cui lavori visti online già mi piacevano molto, sia di capire come poter tirar fuori scene e particolari interessanti girando per il quartiere in cui abito, cioè Garibaldi-Pontino, che guarda caso è quello che il fotografo ha scelto per questo nostro lavoro quando venne a fare un sopralluogo a Livorno alcuni giorni prima, poiché è sicuramente un quartiere ‘colorato’ di multietnicità e ricco di sfaccettature da poter raccontare.

Avere un giorno e mezzo in più rispetto al solo stretto fine settimana, anche se in realtà avremmo necessitato di ulteriore tempo, ci ha permesso di approfondire meglio il nostro girovagare, e di aggiustare il tiro laddove non eravamo particolarmente soddisfatti degli scatti precedenti.

È stata una full immersion in cui siamo rimasti insieme il più possibile, anche durante i pranzi e le cene, ed è stata anche questa una cosa importante secondo me, che ha contribuito a legare il nostro gruppo (eravamo una decina) e intensificare meglio il ‘sentire’, dato che anche quei momenti venivano sfruttati parlando di fotografia e di aspetti correlati all’esperienza in corso.

Per quel che mi riguarda sono riuscita a vincere i miei blocchi e condizionamenti iniziali, scoprendo persone e attività del mio quartiere che ancora in un anno non avevo conosciuto o situazioni di certo mai approfondite prima, persa solitamente nella fretta del quotidiano.

Mi è piaciuto molto l’approccio tenuto da De Dominicis durante tutta l’esperienza: è stato capace di aprirci la mente con semplicità e spronarci a metterci in gioco, facendoci capire fino a dove potevamo spingerci nell’approccio con le persone, o in determinate situazioni particolari (come quando siamo andati a fotografare a piccoli gruppetti durante l’insegnamento e la preghiera di un gruppo di Musulmani con i bambini) ma allo stesso tempo in totale libertà e senza dover forzare noi stessi a fare qualcosa che non fosse nelle nostre corde. Anche perché non esiste un solo modo di raccontare, e il bello è proprio scoprire che la visione di ognuno è diversa da quella di ciascun altro.

Dario ha saputo diventare da subito anche uno di noi, con modestia e schiettezza e quasi come se ci conoscessimo da chissà quanto, ma mantenendo sempre salda la professionalità data dalla sua esperienza.

Il non far pesare sugli allievi – o partecipanti che dir si voglia – il proprio grado di talento, o di maggior esperienza, credo sia una delle doti più importanti che dovrebbe avere chi insegna, di qualunque ambito si tratti e a qualunque età.

La disponibilità del fotografo si è spinta oltre, organizzando la settimana successiva un incontro online per visionare l’editing da noi realizzato con le fotografie scelte; ha potuto così darci ulteriori dritte e consigli per migliorare l’efficacia del lavoro svolto.

L’obiettivo che vorremmo raggiungere è quello di esporre alcune di queste immagini in una mostra all’interno del quartiere stesso, e alcuni contatti che abbiamo preso mi auguro potranno darci una mano in questo…volere è potere!!!

Di diverso approccio è stata l’esperienza fotografica dell’weekend successivo, ovvero i due giorni in compagnia del fotografo Massimiliano Faralli, specializzato in street photography realizzata con l’uso del flash, ma nel mio caso sicuramente non meno stimolante dal punto di vista dello ‘sbloccarmi’.

Dopo l’introduzione teorica siamo passati alla pratica sul campo, sfruttando in questo caso il tardo pomeriggio e sera del sabato per andare in giro in strada durante la manifestazione “Effetto Venezia”, la quale mette in scena diverse situazioni che possono rivelarsi accattivanti, come concerti, aggregazioni, spettacoli di artisti di strada, bancarelle etc.

Avvicinarsi, addentrarsi, entrare a far parte completamente della scena…un qualcosa che potrebbe sembrare facile, ma che facile non è!

Le mie iniziali ansie e reticenze si sono pian piano sgretolate nel corso della serata, e così come gli altri ho portato qualcosa a casa anch’io, riuscendo a trasmettere le sensazioni che avevo vissuto in alcune situazioni immortalate…nonostante il marasma di persone non semplice da gestire.

Sicuramente ci siamo divertiti e, anche se questo genere di fotografia continua a non essere specificatamente nelle mie corde, mi sono resa conto che è possibile sfidarsi nell’approccio, dare una chiave di lettura diversa, portare alla luce dei racconti che siano veritieri anche in quel modo che non mi è usuale. Tutto quanto molto apprezzabile, come pure la persona stessa di Faralli a livello umano.

La cosa migliore secondo me è cercare di non fermarsi mai, non sentirsi ‘arrivati’ da nessuna parte…progredire nel cammino con nuovi stimoli, allargare il punto di vista con mente aperta e far tesoro delle esperienze altrui. Senza pregiudizio, e senza ‘auto-sabotarsi’ come facevo spesso io.

Solo in questo modo, e con totale umiltà, può esserci un reale apprendimento che possa portare ad una crescita del proprio bagaglio.

Le foto allegate sono state realizzate durante entrambe le esperienze sopra descritte, con l’aggiunta delle due foto di gruppo che di certo non potevano mancare!

Mi auguro di poter rincontrare sia Dario che Massimiliano, che sentitamente ringrazio per ciò che hanno condiviso con noi e ci hanno saputo donare, se pur con un tempo limitato a disposizione.

Condividere è conoscere!

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